Dopamine Dressing: il ruolo dell’abito nella ricerca della felicità

In occasione della Giornata Internazionale della Felicità, l’Osservatorio QVC presenta i risultati della ricerca Dopamine Dressing condotto in Italia, Germania e Stati Uniti. 

Per capire cosa ne pensano le donne, da sempre attente al benessere e inclini al continuo miglioramento, ha condotto un’indagine on line su un campione di 3.013 soggetti tra i 30 e i 55 anni in Italia, Germania e Stati Uniti. Un sondaggio in collaborazione con Bonsai, l’istituto di ricerca che si occupa di indagini di mercato e mystery shopping a livello internazionale. L’obiettivo? Verificare se davvero indossare  abiti di una certa tipologia abbia effetto sull’umore e appurare quali indumenti o accessori, in particolare, vengono utilizzati per migliorarlo.

Dai risultati pare proprio che per alleggerire i pensieri e sprizzare energia i colori abbiano un potere benefico. Dall’indagine è emersa una prima conferma: in tutti e tre i Paesi le tonalità vivaci, i tagli originali, la comodità dei tessuti e i modelli eccentrici predispongono all’ottimismo e a un’attitudine positiva.

È questo il desiderio alla base del nuovo trend eccentrico che si esprime nella voglia di farsi notare e di indossare tonalità accese per alleggerire lo spirito e accrescere la propria autostima. Così via libera a una palette vitaminica che comprende il blu elettrico, il verde, il rosso e il giallo. Ma valgono anche i forti contrasti e le fantasie eclettiche per un abbigliamento che vuole farci stare bene.

Focalizzando l’attenzione sul campione italiano coinvolto nel sondaggio, si evidenziano quattro risultati principali:

  • le donne italiane sono convinte che alcuni articoli di abbigliamento possano farle sentire più sicure e alimentare il loro ottimismo;
  • il 70% di loro ha indossato consapevolmente alcuni capi per sentirsi meglio;
  • vedere abiti colorati e vivaci sulle persone che frequentano le predispone al buonumore;
  • il 40 % ama ricami, paillettes, bottoni e glitter per accendere l’umore e sono generalmente più aperte ad aggiungere note di colore e accessori che catturano lo sguardo.

Quanto a consapevolezza del dopamine dressing, l’80% delle intervistate statunitensi afferma che indossare abiti e colori intensi le fa sentire meglio. Le donne italiane ammettono per il 60% di aver ceduto a questo vezzo in passato e di averne tratto giovamento. In Germania il 61% ha consapevolmente scelto un outfit dai colori accesi per elevare le vibrazioni.

Di umore cupo? Indossa il giallo. Emerge con chiarezza dalla ricerca che il 50% delle intervistate in tutti e tre i Paesi preferisce colori neutri come il nero, il blu scuro o il grigio in caso di mood malinconico. Ma almeno il 25% sa come ricaricare le batterie indossando colori forti come il rosso, il verde o il giallo.

Anche la mise giusta può dare una svolta ad una giornata grigia. Ne sono convinte i 2/3 delle intervistate in Germania e quasi il 50% delle italiane. Negli Stati Uniti è il 55% delle partecipanti a pensare che vestire i colori “dopaminici” abbia un effetto positivo perfino sulla salute mentale.

Piacere, piacersi e sentirsi al TOP. A questo contribuiscono i colori accesi della nuova inclinazione fashion. E la ricerca raccoglie anche un’attitudine che rimette al centro la relazione. Il nostro umore, infatti, non dipende solo da ciò che indossiamo, ma anche da ciò che osserviamo nelle persone che frequentiamo. Anche ciò che indossano amici e colleghi influenza i nostri stati d’animo. Un’attitudine simile si riscontra in Italia e negli Stati Uniti, dove vedere altri indossare abiti dai colori energizzanti incide positivamente sul tono dell’umore. Meno sentita invece in Germania.

Quali sono i capi di abbigliamento più usati per dare una svolta alla giornata e puntare tutto sulla palette energizzante? Tanto in Italia, quanto negli Stati Uniti e in Germania, non vi è alcun dubbio. La camicia e la maglietta restano gli indumenti preferiti per accendere il buon umore in semplicità.

Negli Stati Uniti, oltre alle magliette e alle camicie si indossano anche scarpe per risollevare lo spirito e i gioielli per completare il look. In Germania anche i pullover hanno una funzione rigenerante: soprattutto se morbidi e avvolgenti diventano una coccola di piacere.

L’accessorio più ricercato che continua a sorprendere? Sia in Italia che in Germania sciarpe e foulard restano la componente immancabile dell’outfit vitaminizzante. Per il 49% delle donne italiane infatti stimolano  il buonumore. In Germania questo vale per il 39% delle intervistate. La percentuale scende al 26% negli Stati Uniti, dove prevalgono anelli vistosi, collane importanti e scarpe fuori dagli schemi.

Dall’indagine emerge inoltre che l’abbigliamento gender-neutral è una tendenza che trascende i confini nazionali. L’unisex ha un effetto positivo sull’umore delle persone: il 69% delle donne italiane è fortemente d’accordo, lo stesso vale per il 68% delle americane e il 61% delle tedesche.

L’imprenditoria al femminile, oggi.

Brugherio, 8 marzo 2020 Osservatorio QVC, tira le somme sull’impatto dell’emergenza sanitaria sull’imprenditoria al femminile e presenta, in occasione della festa della donna, una nuova ricerca, da cui emerge che in questo anno pandemico quasi il 43% delle italiane alla guida di un’impresa ha fatto leva principalmente sulla resilienza. Oltre il 56% delle intervistate ha dichiarato di avere intrapreso una o più azioni specifiche per migliorare o avviare l’utilizzo del digitale, portando il proprio business su piattaforme di e-commerce o sviluppando progetti di comunicazione online. Meno del 6% ha avviato una drastica riduzione dei costi.

Per comprendere meglio i dati emersi dalla ricerca realizzata in partnership con InTribe essa stessa una realtà a conduzione femminile che si occupa di ricerche, è però necessario inquadrare la situazione delle imprese italiane guidate da donne. Nel Paese, il 96,8% di queste realtà rientra nelle microimprese con meno di dieci addetti, il 2,9% è rappresentato dalle PMI e solo lo 0,3% può essere definita medio-grande. Di tali aziende, il 63,6% ha sede nel centro-nord e il 36,4% nel centro-sud. Fra le startup innovative, meno del 13% è guidato da donne. Per quanto riguarda l’età, solamente l’11,3% è rappresentato da imprenditrici under 35.

Cinque sono gli ambiti con prevalente gestione femminile, servizi alla persona, sanità e assistenza sociale, tessile e abbigliamento, istruzione, ristorazione e servizi turistici; anche se, tra il 2015 e il 2019, si è assistito a una crescita di imprese guidate da donne nei settori più innovativi come quelli scientifico/tecnici, dell’Informatica e delle telecomunicazioni.

L’avvento della pandemia ha segnato un’importante battuta d’arresto per le attività al femminile. Il Mastercard Index of Women Entrepreneurs, per esempio, ha rilevato che nel mondo l’87% delle imprenditrici ha registrato un impatto negativo sul proprio business. Stando ai dati italiani, dall’approfondimento “Ripartire dalla risorsa donna” di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, emerge che le donne sono state le più colpite dall’emergenza sanitaria: nel secondo trimestre del 2020, il 55,9% dei posti persi apparteneva a una donna. I dati Istat sono ancora più drammatici: su 101mila lavoratori che hanno perso il lavoro a dicembre 2020, 99mila sono donne.

Le principali ragioni di tale recessione sono imputabili a quattro fattori. Spesso le imprese femminili sono molto piccole e con liquidità inferiore rispetto alle grandi imprese; sebbene sia comprovato che le aziende al femminile siano più stabili, le imprenditrici hanno minor accesso al credito e ai finanziamenti di capitale rispetto agli uomini. Inoltre, le donne operano mediamente nei settori maggiormente colpiti dalle restrizioni imposte dalla pandemia. Infine, è subentrata una questione culturale tipicamente italiana: la chiusura e la trasformazione digitale dei servizi essenziali, come la scuola, ha imposto alle donne di occuparsi della famiglia, mettendo in secondo piano il lavoro.

L’attuale scenario sfidante ha aumentato la voglia di farcela delle imprenditrici italiane che stanno facendo sentire la propria voce e chiedono un cambiamento di passo in ambito sociale, economico e politico.

Su un campione di 216 imprenditrici alla guida di aziende di diverse dimensioni, rappresentate per il 51% da Millennial e Gen Z e il restante da Baby Boomers e Gen X, di cui il 56% del totale con meno di cinque anni di esperienza e il 44% con oltre cinque anni di attività, sono emersi anche altri dati interessanti riguardo ai temi di discriminazione, work-life balance, consapevolezza e leadership, inclusività e innovazione digitale. Il 60% delle intervistate dichiara di trovarsi sempre a dover combattere più di un uomo per avere successo; questa tematica è particolarmente sentita dalle imprenditrici meno giovani, con una quota pari 63% della categoria.

Riguardo all’equilibrio fra tempo dedicato al lavoro e vita privata, oltre il 51% afferma di averlo trovato. Tale balance, però, si raggiunge con l’esperienza: a dichiararlo sono, infatti, il 60% delle imprenditrici con più di cinque anni di pratica. Circa il 46% delle giovani vorrebbero avere più spazio per la vita privata, ma non riescono a ottenerlo. Infine, solo il 6,5% sul totale afferma che il lavoro viene prima di tutto. Sui temi di diversità e inclusività, il 75% testimonia che nel loro team vige la libertà di espressione relativa a tematiche culturali, di genere e di orientamento sessuale. Quando si parla di cultura aziendale, i valori maggiormente citati sono quelli della collaborazione, dell’empowerment e dell’empatia; nello specifico, per le più giovani i primi due sono prioritari rispetto al terzo.

Per quasi la metà delle intervistate, il momento in cui ha preso coscienza della propria leadership corrisponde con l’essere stata in grado di far crescere il team. Fra le risposte di quelle con meno anni di esperienza, emerge in seconda posizione, con una quota del 22%, che questo key moment ha coinciso con la sottoscrizione del primo accordo di finanziamento o di partnership. Per il 70% delle imprenditrici coinvolte, il fattore fondamentale della crescita come leader è determinato dalla capacità di saper scegliere le persone giuste; per il 37%, significa imparare a ispirare la squadra e per il 30% delle interessate si traduce nella capacità di delegare. Questo ultimo punto riguarda in particolare le imprenditrici più esperte poiché a una maggiore crescita dell’azienda corrisponde un’ulteriore necessità di demandare l’operatività quotidiana. Per il 30% delle under 40, inoltre, il consolidamento della propria leadership coincide anche con il grado di credibilità nella community. Relativamente allo stile di leadership, le junior adottano un atteggiamento visionario, mentre le senior puntano sulla condivisione con il 29% che attua un approccio democratico e il 25% uno stile istruttivo.

Per la quasi totalità delle intervistate, la qualità dei prodotti e l’autenticità del brand, seguiti dal tema dell’innovazione, sono i valori più efficaci per promuovere il marchio. La differenza emerge quando si parla di responsabilità sociale, che è prioritaria per le giovani imprenditrici, e di assistenza ai clienti, che è peculiare per le più mature. Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, il 90% afferma che nei prossimi mesi utilizzerà almeno un canale social, prediligendo Instagram e Facebook, seguiti da Linkedin. Le imprenditrici più esperte tendono a concentrare gli sforzi su pochi mezzi che ritengono efficaci, anche se il 60% delle intervistate dichiara di utilizzare almeno tre touchpoint. Per l’85%, le azioni di pubblicità volontaria scaturite dalla soddisfazione dei clienti sono il mezzo di comunicazione più efficace, ma cresce fino al 50% la consapevolezza di quanto sia importante che l’imprenditrice stessa metta il proprio volto nelle attività di comunicazione.

I comportamenti e le aspirazioni delle donne italiane rispetto alla “gioia”.

Brugherio (MB), 10 dicembre 2020 – Osservatorio QVC presenta Joy, una nuova ricerca in collaborazione con Bonsai, l’istituto di ricerca si occupa di indagini di mercato e mystery shopping a livello internazionale. Condotta in Italia, Germania, UK e Giappone su un ampio campione di donne di età compresa fra i 18 e gli oltre sessant’anni, la ricerca definisce i comportamenti e le aspirazioni in relazione alla gioia.

Complice la pandemia e la conseguente permanenza a casa, dalla ricerca emerge che il piacere di cucinare continua a essere prioritario per le donne italiane perché è considerato un toccasana per l’animo. Nel periodo del lockdown la cucina ha rappresentato il luogo della gioia per il 64% delle intervistate che si sono cimentate nella preparazione dei loro piatti preferiti anche solo per sé stesse, contro il 39% delle donne inglesi e il 28% delle giapponesi. Nel dettaglio, la soddisfazione di stare ai fornelli aumenta leggermente con l’età, passando dal 62% nella fascia fra i 18 e i 29 anni al 67% per le ultrasessantenni. Anche la gioia del Natale è condizionata dai piaceri della tavola: una donna su quattro prevede di dedicare tempo alla realizzazione di ricette che portino gioia a sé e alla famiglia.

Questo approccio decisamente tradizionalista, che associa ancora una volta la figura femminile alla cucina, è controbilanciato da un balzo in avanti in termini di alfabetizzazione e confidenza digitale: le donne italiane hanno intensificato notevolmente l’attività “sociale” attraverso la tecnologia. Il 52% delle italiane considera le videochiamate con amici e parenti una panacea per affrontare le difficoltà psicologiche legate all’emergenza sanitaria. Si tratta di una percentuale nettamente superiore rispetto a quelle degli altri paesi (41% Gran Bretagna, 27% Germania, 23% Giappone). Le più attive sono le sessantenni con una quota del 60%, seguite da quelle appartenenti alla fascia 18-29 anni (56%). Inoltre, una donna su quattro programma abitualmente appuntamenti digitali, perché aiutano a mantenere vive le relazioni e a portare gioia anche nel Natale 2020: il 32% delle italiane sta organizzando incontri virtuali con i parenti che non potrà incontrare fisicamente, di queste il 42% ha oltre 60 anni. Lo stesso non si può dire per i paesi esteri: in Giappone solo il 13% ha pianificato gli auguri natalizi in video chiamata, in Germania il 15% e in Gran Bretagna il 26%.

Dalla ricerca emerge che anche il movimento e l’esercizio fisico rientrano nelle attività che portano gioia nella vita delle italiane: una su quattro si allena online, contro il 12% delle tedesche, il 14% delle inglesi e il 19% delle giapponesi. L’attività fisica, attraverso lezioni e video tutorial riscuote maggior successo fra le giovani (18/29 anni) con il 41% delle preferenze, mentre il 79% delle over 60 preferisce passeggiare all’aria aperta.

In generale, le attività in casa continuano ad avere un ruolo importante per le italiane e le mura domestiche diventano il proprio castello. Il lockdown ha permesso alle donne di dedicarsi in maniera significativa ad alcune delle attività preferite: guardare serie tv (72%), concedersi un bagno tranquillo (68%), cucinare il piatto preferito (64%). Anche in occasione del Natale, l’abitazione è protagonista: il 41% delle intervistate si dedica con grande impegno alle decorazioni per rendere gioiose le feste di fine anno (in Giappone solo il 16%), soprattutto fra le fasce d’età più giovani.

Inoltre, una donna su due aspetta il Natale con uno spirito sereno anche se nel 2020 i festeggiamenti si svolgeranno in modo differente e le stesse dichiarano che eviteranno di fare paragoni con gli anni precedenti. Le feste di fine anno restano comunque un avvenimento gioioso.

Il 2020 ha rappresentato un’occasione per riscoprire la gioia delle piccole cose e delle attività casalinghe, ma porta con sé anche una grande perdita: è venuto meno il piacere degli abbracci. L’impossibilità di compiere o ricevere gesti d’affetto ha pesato sul 68% delle intervistate, di cui il 77% è rappresentato dalla fascia 18/29 anni a cui sono mancate molto anche le feste e i momenti conviviali. Resta il tempo delle coccole in famiglia che delizia il 54% delle italiane. Riguardo ai piccoli piaceri, il 41% delle intervistate dichiara di poter essere felice anche senza grandi feste o viaggi, il 73% (soprattutto donne over 60) sostiene di aver scoperto l’importanza delle piccole cose.

Durante la pandemia, le donne hanno imparato a dedicare tempo alla cura di sé, abitudine che intendono continuare a perseguire. Il 58% delle italiane si concede del tempo quotidiano. I dati relativi alle giapponesi sono similari, mentre quelli riguardanti le tedesche e le inglesi sono inferiori, intorno al 38%. Stando ai numeri, sembrerebbe che, rispetto alle donne straniere, le italiane abbiano intrapreso un significativo percorso di autoconsapevolezza che si traduce nel piacere di prendersi cura del proprio benessere (51%), indossare qualcosa di bello solo per piacere a sé stesse (40%) o truccarsi per sentirsi bene (39%), gratificarsi e ricompensarsi attraverso lo shopping (39%).

La ricerca ha anche chiesto alle intervistate quali aspettative hanno per il futuro. Ne risulta che il 58% delle italiane pensa con positività al 2021. All’estero, il sentiment è simile in Germania e leggermente meno ottimista in Gran Bretagna (49%) e in Giappone (48%). Di conseguenza agli avvenimenti che hanno segnato il 2020, un’italiana su due ha deciso di mettere la famiglia al primo posto; in Germania, Gran Bretagna e Giappone sono, invece, circa il 30% le donne ad avere questo proposito.

Infine, riguardo alla gioia abbinata all’esperienza di shopping, la metà delle italiane vive questa emozione quando acquista online per sé o per la propria famiglia, ma si irrita rispetto ai costi di spedizione (64%), ai tempi di consegna se troppo lunghi (52%), e se deve interfacciarsi con piattaforme web non facilmente fruibili (46%). Il 71% delle italiane cerca nello shopping online prezzi vantaggiosi, mentre in Gran Bretagna questa caratteristica è fonte di gioia solo per il 58% delle donne, in Germania per il 49% e in Giappone per il 48%.

Gli archetipi dei Top 30 ecommerce italiani

OsservatorioQVC – Gli archetipi dei merchant online Netcomm

QVC, il retailer multimediale dello shopping e dell’intrattenimento, presenta in occasione di Netcomm Forum Live (7/8 ottobre) i risultati della nuova ricerca Gli archetipi dei Top30 merchant online condotta da Osservatorio QVC, in collaborazione con Human Highway, con l’obiettivo di definire le caratteristiche dei 30 top brand attivi nelle vendite a distanza e inquadrarli per modelli di percezione: le aree più affollate sono quelle del pragmatismo e dell’aspirazione.

Condotta su un campione di 3.396 individui rappresentativo di 27,2 milioni di e-buyer presenti in Italia, la ricerca ha analizzato i 30 principali e-retailer, selezionati per notorietà, visite mensili e utilizzo: Aliexpress, Amazon, Asos, Bon Prix, Bottega Verde, Decathlon, eBay, ePrice, Esselunga, Farmaè, H&M, IBS, Ikea, Kiko, La Feltrinelli, Mediaworld, Mondadori Store, OVS, Privalia, QVC, Saldiprivati, Sephora, Unieuro, Westwing, Wish, Yoox, Zalando, Zara, Zooplus.

È emerso che, nelle loro totalità, i siti di e-commerce presi in considerazione registrano circa 150 milioni visite mensili. Nel dettaglio, il periodo che corrisponde al traffico maggiore è quello precedente al Natale che vede crescite di oltre il 15%. Nel computo medio mensile, la classifica è capeggiata da Amazon e eBay; QVC Italia raggiunge l’11esima posizione con oltre 2 milioni di visite, precedendo le principali piattaforme di fast fashion: H&M, Zara, Yoox e Asos.

Con i dati di percezione raccolti, Osservatorio QVC ha profilato quattro macro aree, progresso, aspirazione, pragmatismo e affettività, definite ognuna con tre archetipi (per un totale di 12) in cui ha disposto i retailer dell’e-commerce facendo riferimento all’archetipo più rappresentativo. La maggior parte delle piattaforme popola le aree del pragmatismo e dell’aspirazione. Quelli che si posizionano nella prima categoria sono i più numerosi e si caratterizzano per un modello che offre affidabilità intesa come una cura quasi affettuosa del cliente (Ovs ed Esselunga, per esempio) e alte performance organizzative (Amazon e Decathlon). Quasi tutti i retailer dell’area del pragmatismo tendono a costruire un rapporto di fiducia con il cliente, fatto di servizi, personalizzazione e ascolto, rivelando un approccio decisamente più materno che paterno.

Il gruppo di e-retailer che si posiziona nell’ambito aspirazionale, invece, si caratterizza per proporre un modello diverso e originale, coinvolgendo l’utente dal punto di vista della curiosità e guidandolo nell’esplorazione di nuovi scenari. In questi contesto, la piattaforma non è solo veicolo di vendita, ma come nel caso di QVC diventa luogo in cui approfondire contenuti, oppure in cui vivere esperienze di shopping non tradizionali (private sale, flash sale, second hand).

Delle restanti due macro aree, affettività e progresso, pochissimi retailer rientrano nella prima dimostrando di riuscire a costruire un rapporto di fiducia col cliente basato sulla familiarità, sulla trasparenza, sulla vicinanza nella quotidianità. L’area del progresso risulta completamente vuota: nessuna piattaforma sembra differenziarsi per innovazione e capacità di rivoluzionare l’esistente.

Mediando il profilo di tutti i retailer analizzati, gli archetipi più rappresentati sono quelli del Guardiano (29%), della Madre (25,7%), dell’Esploratore (25,7%), dell’Amico (24%), dell’Originale (22%), del Padre (21,4%), dell’Angelo (15,4%), dell’Innamorato (13,8%), della Sirena (12,2%), del Saggio (10,9%), del Genio (9,6%) e dell’Eroe (9,5%).

QVC si colloca nell’area dell’aspirazione e l’archetipo preponderante è quello dell’Originale, messo in risalto dalla forte identità televisiva che la rende la piattaforma unica fra i competitors. Rilevante è anche la figura dell’Esploratore che denota una maggiore tendenza ad approfondire e intrattenere rispetto alle realtà strettamente concentrate sull’e-commerce. La piattaforma viene definita anche come Madre (area pragmatismo) per l’approccio caratterizzato dalla cura del cliente.

Le figure della Madre e dell’Esploratore definiscono anche Zalando ed eBay, che poi si differenziano da QVC per le caratteristiche del Guardiano (area pragmatismo). Anche Amazon viene indicata come Madre, abbinata alle predominanze di Guardiano ed Eroe (progresso). Infine, le peculiarità dell’Originale e dell’Esploratore di QVC vengono riconosciute anche a H&M e abbinate all’archetipo dell’Amico.

 

Ecosostenibilità, inclusività, made in Italy ed etica aziendale sono driver di acquisto importanti nelle scelte di abbigliamento

Temi quali la sostenibilità ambientale, sociale e culturale non sono più appannaggio di pochi, ma oggi rappresentano un vero e proprio stile di vita come dimostra la condotta in collaborazione con Human Highway che mette in evidenza l’attenzione che le consumatrici hanno verso alcuni valori come etica ambientale e inclusività.

La ricerca di Osservatorio QVC ha raccolto le percezioni di un campione di donne tra i 18 e i 65 anni di età, che corrisponde a un segmento di popolazione composto da 14,7 milioni di individui, residenti su tutto il territorio nazionale e con l’abitudine a connettersi alla rete con regolarità almeno una volta alla settimana.

Dall’indagine emerge che tra tutte le tendenze e i valori comunicati dalle aziende negli ultimi anni, il fashion inclusivo è uno di quelli a cui le consumatrici sono più sensibili, insieme al tema dell’ecosostenbilità. Rispetto all’inclusività oltre il 70% delle intervistate dichiara che si può essere trendy e alla moda ad ogni età, anche nei contesti quotidiani e che non esiste un modello unico di bellezza. Oltre il 60% afferma inoltre che la moda deve essere per tutti, non solo per le modelle e deve avere un prezzo accessibile. Rispetto alla sostenibilità, il 76% del campione sostiene l’esigenza di processi di produzione etici per l’ambiente e la società, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi d’acqua, l’uso di sostanze chimiche e di risorse non rinnovabili. Questa percentuale sale all’82% nel segmento di popolazione dai 18 ai 24 anni, a dimostrazione di una maggiore sensibilità alle tematiche green delle più giovani. Il 73% preferisce che i materiali dei capi di moda siano ecologici, naturali e innovativi. Sempre fra i Gen Z, questa percentuale sale al 78%.

Nella scelta di un prodotto fashion, il made in Italy ricopre un ruolo nevralgico per le intervistate, tanto che nel 67% dei casi il campione è disposto a pagare di più per averlo, così come può spendere di più se ha garanzie di standard dignitosi per i lavoratori (62%), per materiali ecologici (58%) e prodotti provenienti da imprese di piccole dimensioni (50%) o start-up (43%).

Black Friday: l’online rappresenta il primo canale di shopping e tre acquisti su quattro sono per i regali di Natale.

Lo studio in collaborazione con Human Highway, ha raccolto le opinioni e le percezioni di un campione di donne tra 18 e 65 anni di età, che corrisponde a un segmento di popolazione composto da 14,7 milioni di individui, residenti su tutto il territorio nazionale, con l’abitudine a connettersi on line con regolarità almeno una volta alla settimana.

Dall’indagine emerge come il Black Friday sia entrato a fare parte delle abitudini delle italiane: l’83% del campione conosce perfettamente l’evento, il 61,7% ha già acquistato in passato in questa occasione, una donna su due non vede l’ora che arrivi il prossimo 29 novembre per fare shopping. Un mese prima del Black Friday, il 51,8% delle intervistate, che corrisponde a circa 9 milioni di donne, decide di fare acquisti in occasione dell’evento di fine novembre. A queste se ne potrebbero aggiungere altre 4 milioni che risultano interessate all’appuntamento.

In tre casi su quattro, il Black Friday rappresenta un’occasione vantaggiosa per acquistare i regali di Natale ma non solo: è anche un’opportunità unica per fare una follia (48,8%) o concedersi prodotti che altrimenti non comprerebbe (43,1%).

L’atteggiamento nei confronti del Black Friday varia principalmente in base all’età delle clienti: le giovani e giovanissime (42,5%) hanno un’idea di massima, ma scelgono il prodotto solo quando vedono realmente le promozioni. Chi ha confidenza con gli acquisti online nella fascia 35-44 anni ed è attenta alle tendenze di moda, ha un approccio molto razionale: individua in anticipo i prodotti e aspetta il Black Friday per completare l’acquisto. Le donne fra 45-54 anni, con poca dimestichezza con lo shopping online e scarso interesse per i trend, non arrivano preparate al Black Friday e si lasciano ispirare sul momento dalle promozioni.

Quest’anno, secondo i dati della ricerca, sembra crescere l’attenzione per il comparto fashion. Nello specifico, il 76% di chi ha intenzione di fare shopping acquisterà un capo di abbigliamento e/o un accessorio di moda, il 44% punterà su un prodotto di elettronica, il 21,7% su bellezza e cosmetica. A seguire, casa, gioielli, cucina e cibo, giochi, libri e bambini.

Il 35% non si limiterà ad acquistare su un solo canale, ad esempio in negozio, sul web o in TV. Ma l’online rappresenterà quello più utilizzato, con picchi pari all’80% nell’ampio segmento fra i 25 e i 54 anni, che dimostra una crescita della popolazione digitalizzata, a suo agio con le nuove tecnologie.

Lo Shopping e la felicità

Vi presentiamo i risultati della ricerca Lo shopping e la felicità, condotta dall’Osservatorio QVC in collaborazione con Human Highway.

Fare shopping ci fa stare bene, è un dato di fatto. Ma chi sono le acquirenti più felici? Comprare per noi stessi ci emoziona quanto comprare per qualcuno che amiamo? Ci rende più felici fare shopping da soli o in compagnia?

A queste e ad altre domande cercheremo di rispondere attraverso la nostra ricerca, indagando le emozioni e le abitudini delle consumatrici italiane.

Qui di seguito una sintesi dei risultati più interessanti.

Acquisti multi-canale e multi-screen

Vi presentiamo i risultati della ricerca Acquisti multicanale e multiscreen, condotta dall’Osservatorio QVC in collaborazione con Human Highway.

La ricerca di quest’anno aggiorna l’indice di multicanalità che abbiamo rilevato lo scorso anno e che evidenzia una crescita nel numero di device utilizzati negli acquisti a distanza, passando a 1,4 del 2017 a 1,6 del 2018.

Qui di seguito un riepilogo dei risultati più interessanti.

Healthy Living: il trend che influenza le abitudini di acquisto delle italiane

Osservatorio QVC ha presentato il 10 aprile, i risultati della ricerca Percezione, interiorizzazione ed evoluzione del concetto di vita sana: il trend che influenza le abitudini di acquisto delle italiane, condotta dall’Osservatorio QVC in collaborazione con Human Highway.

La ricerca ha preso in analisi un campione di donne che si connette in rete almeno una volta alla settimana per indagare come il concetto di stile di vita sano si sia evoluto nel tempo, come sia percepito e vissuto dagli utenti della rete e come influisca sulle loro scelte di acquisto.

Qui di seguito un riepilogo dei risultati più interessanti.

Negozio, online o Tv? I comportamenti dei consumatori italiani

Osservatorio QVC ha presentato il 30 novembre a “Forum Retail”  i risultati della ricerca

Negozio, online o Tv? I comportamenti dei consumatori italiani, condotta dall’Osservatorio QVC in collaborazione con Human Highway, durante una tavola rotonda alla quale ha partecipato anche la testata Altroconsumo. Il punto vendita tradizionale continua a mantenere il primato nelle abitudini di shopping, ma l’esperienza d’acquisto raggiunge il più alto grado di soddisfazione con l’e-commerce e la Tv. Qui sotto un riepilogo dei risultati più interessanti.